Isole Tremiti: perché si parla il dialetto napoletano?

Siete riusciti a organizzare il vostro viaggio alle isole Tremiti: mare, storia e paesaggi naturali vi accolgono in tutto il loro splendore. Ma mentre siete intenti a scambiare due chiacchiere con un tremitese vi salta all’orecchio un dettaglio: il dialetto locale non è pugliese ma simile al napoletano. No, non avete sbagliato posto e non è nemmeno colpa del sole, più semplicemente alle isole Tremiti non si parla un dialetto pugliese, ma napoletano, precisamente ischitano. Come mai, vi chiederete? La spiegazione è storica.

Il dialetto napoletano delle Isole Tremiti:

Isole Tremiti: una colonia penale

L’arcipelago delle Tremiti e quello vicino di Pelagosa, che adesso appartiene al territorio croato, sono stati utilizzati per secoli come luoghi di confino. Le isole dell’arcipelago pugliese sono state abitate fino alla fine del Settecento da vari ordini monastici che sopravvissero anche ad alcune incursioni piratesche: i benedettini costruirono la Chiesa di Santa Maria a mare e l’Abbazia fortificata, i cistercensi fortificarono maggiormente la rocca di San Nicola, rendendola inespugnabile, azione poi continuata nel Quattrocento dai canonici lateranensi. Ma alla fine del XVIII secolo Ferdinando IV di Borbone decise di estromettere dall’isola l’ordine monastico dei lateranensi e istituire una colonia penale. Con l’arrivo di Gioacchino Murat la colonia penale venne soppressa, perché i detenuti parteciparono attivamente alla difesa dell’arcipelago dagli attacchi dei russi e degli inglesi. La popolazione dei coloni liberi era quasi del tutto maschile e cresceva poco e per poter sfruttare al meglio le risorse del territorio bisognava ripopolarlo.

La colonia ischitana alle Tremiti

Si giunge così all’idea di Ferdinando II, re delle due Sicilie, che decise, intorno al 1843, di inviare alle Tremiti e a Pelagosa un gruppo di donne che avrebbe dovuto ripopolare l’isola insieme ai coloni. Il re scelse un gruppo di fanciulle della Casa dell’Annunziata che a Napoli accoglieva orfani e bambini abbandonati, scelta che non venne apprezzata dal popolo. L’imbarcazione che avrebbe dovuto portare le donne alle Tremiti e a Pelagosa però venne respinta da una tempesta sulla costa napoletana e il re decise allora di inviare nei due arcipelaghi delle famiglie di pescatori ischitani, particolarmente abili nell’arte della pesca, e alcune donne condannate per reati che decisero spontaneamente di trasferirsi. Con la creazione del Regno d’Italia i coloni di Pelagosa preferirono trasferirsi alle Tremiti. Grazie all’incontro tra gli ex galeotti e le guardie già presenti, provenienti sempre dal territorio napoletano, e la colonia ischitana, l’arcipelago delle Tremiti cominciò a ripopolarsi e per questo ancora oggi il dialetto locale deriva dal napoletano settecentesco. Una curiosità: Lucio Dalla amò moltissimo l’arcipelago delle Tremiti, tanto che il suo dialetto particolare lo portò a cambiare il suo modo di comporre musica, molto più vicino alla lirica.
Photo credits:
Foto di pcdazero da Pixabay

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