Quando la carruba cresceva sulle isole Tremiti

Le Isole Tremiti sono caratterizzate da particolari condizioni ambientali che favoriscono lo sviluppo di rare piante, come l’Alisso di Leuca o i pratelli alofini pieni di orchidee su Cretaccio e Pianosa. Fino a qualche decennio fa a caratterizzare la vegetazione delle Isole Tremiti c’era anche un’altra pianta, la cui presenza su tutta la fascia mediterranea è sempre più sporadica: il carrubo. Questo albero, i cui frutti un tempo venivano associati al cacao, è quasi del tutto scomparso dai paesaggi delle isole Tremiti, ma ancora vivo nei ricordi degli abitanti più anziani dell’isola che durante l’infanzia erano soliti mangiarne i frutti, meglio noti come “carrube”.
Carruba: l’antica cioccolata delle isole Tremiti:

La carruba sulle Isole Tremiti

Chiamate in dialetto locale “sciuscelle” (dal latino iuscellum, brodetto, uno dei modi in cui venivano cucinate), le carrube erano molti utili nei secoli della civiltà contadina e tra i protagonisti del paesaggio agricolo di San Domino, soprattutto nella zona di Cala Matano, assieme al lentisco, il mirto e ad altre specie vegetali. I baccelli venivano utilizzati come alimento per sfamare alcuni animali, come i cavalli, ma erano anche particolarmente apprezzati dai bambini, tanto da essere considerati un surrogato della cioccolata. Si tratta, infatti, di un alimento dolce, energizzate e ricco di fibre che fino agli anni Sessanta era uno dei prodotti di punta della produzione agricola italiana. Nel tempo la forte riduzione della coltivazione ha causato anche la perdita della biodiversità, ovvero della scomparsa totale o parziale di specie di carrubo.

La carruba: un antico alimento da riscoprire

In botanica il carrubo, albero sempreverde della famiglia delle Fabace, prende il nome di “ceratonia siliqua, che stando alla traduzione dei due termini, uno greco e l’altro latino, è un riferimento alla forma del frutto. In latino il termine siliqua indicava il baccello, mentre in greco ceratonia potrebbe derivare da keras (corno) sia da keraunós, fulmine. Secondo un’antica leggenda greca l’albero di carrubo era nato dopo che un fulmine aveva colpito il corno di un toro. Infatti, secondo antiche credenze diffuse nel bacino mediterraneo, sotto al carrubo, considerato albero dai poteri magici, non solo trovavano dimora fate e streghe, ma trovò rifugio anche il bambin Gesù: quando Erode emanò il celebre editto che metteva in pericolo la vita del piccolo Gesù, Maria chiese aiuto alla natura affinché riuscisse a nascondere suo figlio e fu proprio un albero di carrubo a offrire protezione alla Vergine Maria e a suo figlio. Un’altra curiosità legata al carrubo è quella che fa riferimento al suo frutto conosciuto anche come “pane di San Giovanni”. Questo nome fa riferimento a una vicenda biblica riportata da Marco e Matteo: quando Giovanni Battista restò nel deserto, i due evangelisti riportano per mantenersi in vita si cibò solo di miele e di “locuste”, termine che non indicava gli insetti ma le carrube. Ed è proprio da qui che, secondo il noto filosofo Rudolf Steiner, deriverebbe il nome che il carrubo ha assunto nel nord Europa, vale a dire “locust tree”. Un’ottima alleata per l’organismo e soprattutto dell’intestino per via delle sue proprietà, la carruba, i cui semi sono detti carati perché un tempo venivano utilizzati come misura dell’oro, può essere utilizzata sotto forma di farina in varie ricette e rappresentare una valida soluzione per chi è allergico o intollerante al cioccolato.

Photo credits:
Foto di Nevit Dilmen da Wikimedia

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